QUI È NORA, SEGNALI DAL CONFINE INVISIBILE

L’allerta meteo era stata annunciata il giorno prima.
Il forte temporale e la pioggia battente cominciavano a sortire i loro effetti.

Improvvisamente, il mondo si è spento — o almeno, così sembrava.
Prima la luce, poi, un istante dopo, il bip bip dell’UPS entrato in funzione, a cui avevo collegato la linea Wi-Fi di casa.

Che importa, pensai. L’energia elettrica sarebbe tornata in pochi minuti.
Invece no.

Nessun messaggio, nessuna chiamata fluida.
Internet arrancava, come impastata da troppe connessioni contemporanee.
Non era un blackout totale. Era qualcosa di più subdolo: un collasso parziale.

Le celle telefoniche ancora attive non bastavano a reggere il traffico, e il mondo digitale, quello a cui siamo abituati, si era inceppato.

Per abitudine più che per strategia, accesi la PoC Radio.
Una scelta che, fino a pochi mesi prima, avrei trovato superflua.
Non quella sera.

La connessione ai server Iconvnet era instabile, ma viva.
Con un minimo di segnale dati ancora disponibile, il dispositivo PoC fece il resto: bypassò le app congestionate, saltando il traffico morto.

La voce arrivò inaspettata.
“Se c’è qualcuno in ascolto, risponda.”

Era reale.
Era umano.
Era qui, come me, bloccato tra due mondi: quello tecnologico che arrancava e quello autentico che, silenziosamente, resisteva.

Abbiamo parlato a lungo, scambiandoci informazioni su dove il traffico era bloccato, dove le luci si erano già riaccese, dove trovare una via sicura.
La PoC Radio non era solo tecnologia: era diventata un’ancora.

Quando, dopo ore, sia la corrente elettrica che la rete tornarono stabili, capii una cosa che nessun tutorial avrebbe potuto insegnarmi:
la resilienza vera non è affidarsi alla rete perfetta, ma saper comunicare anche quando tutto si rompe.

Da quella notte porto sempre con me la mia PoC Radio.
Non per nostalgia. Non per abitudine.
Ma per scelta.

E tu?
Sei pronto a trovare il tuo segnale?

Uomo pensieroso osserva una radio PoC: riflessione sul bias del sopravvissuto nella crescita delle community

BIAS DEL SOPRAVVISSUTO: L’ERRORE CHE OSTACOLA LA CRESCITA DI UNA VERA COMMUNITY

Nel mondo delle PoC Radio – e non solo – c’è un errore di valutazione che può compromettere la crescita di una vera community: si chiama bias del sopravvissuto.

È una trappola mentale subdola, ma diffusissima: quella di guardare solo chi ha avuto successo, ignorando completamente chi non ce l’ha fatta. Ma se vogliamo costruire una piattaforma inclusiva e realmente utile, dobbiamo imparare a vedere anche ciò che non si vede.

Cos’è il bias del sopravvissuto?

È una distorsione cognitiva che si verifica quando si prendono decisioni o si traggono conclusioni basandosi solo sugli esempi “sopravvissuti” a un processo, ignorando quelli che sono stati esclusi o hanno fallito.

In parole povere: si valuta solo ciò che è visibile, e si dimentica tutto ciò che è stato scartato lungo la strada.

L’esempio famoso: gli aerei della Seconda Guerra Mondiale

Durante la guerra, gli Alleati analizzarono gli aerei tornati dalle missioni per capire dove rinforzarli. Notarono molti fori nelle ali e nella fusoliera, e pensarono di rafforzare quelle aree.

Ma il matematico Abraham Wald ribaltò la prospettiva: propose di rafforzare le parti non colpite sugli aerei rientrati, perché quelle stesse aree, se colpite, facevano precipitare l’aereo. Gli aerei colpiti lì non tornavano mai indietro, e quindi non erano visibili nell’analisi.

Applicazione reale: PoC Radio Italia

In una community il bias del sopravvissuto si manifesta così:

  • Guardiamo i canali attivi, e pensiamo che la piattaforma funzioni sempre bene.
  • Vediamo utenti presenti ogni giorno, e concludiamo che “basta volerlo” per essere attivi.
  • Ma non vediamo chi ha acceso una radio e non ha trovato nessuno, chi ha creato un canale che non è mai decollato, o chi ha provato e ha mollato in silenzio.

Questo errore ci porta a consolidare ciò che già funziona, ma a trascurare chi potrebbe aver bisogno solo di una piccola spinta per ripartire.

Come superare il bias del sopravvissuto

Riconosci l’invisibile.
Dietro ogni successo ci sono decine di tentativi falliti che non vediamo.

Cerca le storie incomplete.
Chiediti: chi ha provato e non è riuscito? Cosa gli è mancato?

Non imitare, comprendi.
Invece di copiare chi ce l’ha fatta, analizza le condizioni che lo hanno permesso.

Aiutare chi parte da zero.
Strumenti, ascolto e supporto anche a chi non ha ancora un pubblico.

Cosa fa PoC Radio Italia per evitarlo?

Per contrastare questo errore sistemico, abbiamo deciso di:

Premiare la partecipazione attiva, ma anche…
Sostenere chi vuole iniziare con un proprio canale, offrendo una licenze gratuite annuale a chi crea un gruppo con almeno 5 utenti.
Ascoltare chi ha smesso di parlare, per capire come migliorare l’esperienza di tutti.

Il bias del sopravvissuto è potente perché ci fa sentire ottimisti, ma rischia di renderci ciechi. Una community forte non è fatta solo da chi ce l’ha fatta, ma anche da chi viene messo nelle condizioni di provarci, sbagliare e riprovare.

PoC Radio Italia vuole essere uno spazio per tutti, non solo per i sopravvissuti. E tu, da che parte vuoi stare?

Giovane donna sorride con PoC Radio in mano mentre due persone sono isolate con lo smartphone – PoC Radio Italia

Hai mai sentito il bisogno di dire qualcosa… e non avere nessuno davvero disposto ad ascoltare?

Succede a tutti. Succede ogni giorno.
Parliamo, scriviamo, messaggiamo.
Ma quante volte ci sentiamo davvero capiti?

PoC Radio Italia: un luogo, una voce, una piccola rivoluzione.

È fatta di persone vere, che non hanno più voglia di aspettare.
Gente stanca di chat silenziose, di audio ignorati, di notifiche vuote.
Persone che hanno scelto di tornare a comunicare … davvero!!

Cos’è PoC Radio Italia?

Non servono definizioni complicate.
È una nuova forma di presenza.
Un modo per dire: “Ci sono”.
Per ascoltare e farsi ascoltare.
Per riscoprire il gusto di dire “buongiorno”, anche a una persona che conosci per la prima volta …
e finire a parlare della vita come se foste amici da sempre.

Lantidoto ai social.

Niente filtri.
Niente like.
Solo voci vere, vite vere, emozioni vere.

Non ci sono algoritmi.
Solo frequenze umane.
E la cosa più assurda? Funziona.

Vuoi far parte di qualcosa che esiste davvero?

Ogni giorno nuove persone entrano.
Incuriosite, titubanti…
E poi si ritrovano dentro una dimensione che mancava da anni.

Una voce.
Un confronto.
Una presenza costante.

Senti questa voce?

È quella parte di te che ha bisogno di parlare.
Di essere ascoltata senza essere giudicata.
Di dire “ci sono”, senza dover inviare una richiesta d’amicizia.

Non servono competenze. Non servono spiegazioni. Serve solo una scelta.

Vuoi scoprire cosa succede quando si torna a comunicare sul serio?

Entra ora in PoC Radio Italia.
Non è per tutti.
Ma potrebbe essere proprio quello che ti mancava.

Ok, voglio iniziare! Cosa mi serve?

Persone felici che tengono in mano una PoC Radio con la scritta "La PoC in funzione delle persone"

LA POC RADIO IN FUNZIONE DELLE PERSONE: LA SCELTA DI POC RADIO ITALIA

In un’epoca dove la tecnologia corre veloce e spesso diventa fine a sé stessa, PoC Radio Italia ha fatto una scelta semplice ma controcorrente: mettere la tecnologia in funzione delle persone, e non il contrario.

La PoC Radio non è il fine, ma il mezzo

Noi non abbiamo scelto le radio PoC perché siano il Santo Graal delle comunicazioni. Non lo sono, e non lo saranno mai. Come ogni strumento, anche le PoC hanno limiti oggettivi, proprio come le tradizionali radio ricetrasmittenti. Ma a differenza di molti altri sistemi, le PoC permettono a chiunque di comunicare con semplicità, senza dover affrontare burocrazie, installazioni complesse o vincoli tecnici.

Senza antenne, cavi, permessi o patenti

Il sistema PoC non richiede l’installazione di antenne, nessun passaggio di cavi, nessuno spazio dedicato a ingombranti apparecchiature. Non serve una patente da radioamatore. Non serve nemmeno un’antenna sul tetto o uno spazio da sacrificare in casa. Serve solo un dispositivo connesso a Internet, tramite SIM o Wi-Fi, sia esso un terminale PoC oppure uno smartphone non importa.

Non vogliamo “fare radio”, vogliamo mettere in comunicazione le persone

Ci sentiamo spesso dire: “Ma la PoC non è fare radio”. E va bene così, perché non vogliamo fare radio nel senso canonico del termine. Non vogliamo sostituire il mondo radiantistico, non lo pretendiamo e non ci interessa entrare in competizione.

Il nostro obiettivo è un altro: aggirare gli ostacoli che troppo spesso tengono le persone lontane dal piacere di comunicare. Permettere a chiunque, con pochi euro e zero competenze tecniche, di entrare in contatto con altre persone. Creare ponti, non alzare barriere.

Una tecnologia accessibile per una rete umana

La PoC è una tecnologia di facile accesso che abbiamo adottato perché funziona, perché è concreta, e perché mette le persone al centro. Noi crediamo che la vera comunicazione nasca dalla semplicità e dalla spontaneità, non da un regolamento tecnico o da una patente.

PoC Radio Italia nasce con questa idea: abbattere le distanze, semplificare la tecnologia e rimettere al centro il piacere di parlare, ascoltare e condividere.

Quindi?

  • Le PoC non sono perfette, ma funzionano e sono accessibili.
  • Non vogliamo “fare radio” nel senso tecnico, vogliamo fare rete tra persone.
  • Abbiamo scelto le PoC per eliminare gli ostacoli, non per sostituire nessuno.
  • Il nostro scopo è connettere, unire, semplificare.
Quattro giovani negli anni '80 parlano via CB vicino al mare al tramonto, con antenne CB montate sulle auto

Anni ’80 e ’90: quando la voce era tutto

C’era un tempo in cui Internet non esisteva. Non c’erano chat, app, notifiche. Ma ci si parlava lo stesso. Anzi, ci si parlava di più.

Le informazioni si trovavano nei libri, le notizie alla radio, le amicizie nascevano nei bar, nei cortili, via CB. Bastava accendere la radio, ascoltare una voce, e rispondere. Così nascevano le conversazioni. E spesso, le amicizie.

Nessun filtro. Nessun algoritmo. Solo persone vere.

La rete prima della Rete

I 27 MHz, i radioamatori, i bollettini stampati e spediti per posta.
Era tutto più lento, certo. Ma era vero.

  • Nessun server da configurare.
  • Nessun cloud da sincronizzare.
  • Solo trasmissioni, risposte, tempo condiviso.

E chi c’era se lo ricorda: la gioia di una voce lontana, il fascino del QSO, le notti a parlare, conoscere, scoprire.

E oggi? Tutto è veloce. Ma tutto è filtrato.

Viviamo in un mondo dove possiamo parlare con chiunque…
Ma ci sentiamo più soli di prima.

Ci fidiamo di assistenti virtuali, algoritmi, piattaforme, ma non sappiamo più chi c’è davvero dall’altra parte.

Abbiamo milioni di contatti. Ma quante relazioni vere?

PoC Radio Italia nasce per spezzare questa catena

Non vogliamo fare concorrenza ai social.
Non vogliamo diventare virali.
Vogliamo riscoprire il piacere di parlarsi.

Con la voce. Con la presenza. Con la lentezza giusta per capirsi.

PoC non è solo tecnologia. È uno stile di comunicazione.
Una rete moderna con l’anima degli anni ’80.

Il futuro non è nei like. È nelle voci.

Crediamo che la vera innovazione sia tornare a parlare.
Che la vera rivoluzione non sia l’AI, ma le persone vere.
E che non serva sempre Internet per sentirsi connessi.

PoC Radio Italia è questo: un ritorno alla sostanza.
Dove ogni voce conta. Dove ogni contatto è reale.
Dove sei protagonista.

E tu, da che parte stai?

Mano umana contrapposta a un'interfaccia AI con la domanda: Cosa resta di Internet se ci affidiamo solo all’intelligenza artificiale?

Cosa succede a Internet se smettiamo di usarlo?

Prova a immaginare: nessuno cerca più su Google. Nessuno scrive più articoli. Tutti si rivolgono direttamente a un’Intelligenza Artificiale che “sa tutto”.

All’apparenza sembra comodo. Ma se guardiamo meglio, qualcosa scricchiola.

Se nessuno crea, cosa impara l’IA?

Le IA, per rispondere, pescano da quello che c’è online. Ma se tutti smettono di scrivere, pubblicare, documentare… cosa rimane da leggere? La rete inizia a riciclare se stessa.

Nel tempo, le risposte diventano copia di copia. Superficiali. Sorpassate. Generiche. Fatte di parole ma vuote di realtà.

I contenuti originali diventano rari (e cari)

Chi continua a produrre contenuti veri — reportage, guide, esperienze vissute — diventa una mosca bianca. Il loro sapere acquista valore. Ma spesso finisce dietro un paywall. A pagamento. Solo per pochi.

E l’informazione libera? Piano piano si spegne.

Un sapere centralizzato, senza confronto

Se l’unico modo per “sapere” è chiedere a una macchina, chi controlla quella macchina controlla la conoscenza.

Sembra fantascienza. Ma è già realtà.

Eppure, c’è una via alternativa: tornare a creare

Progetti come PoC Radio Italia esistono proprio per questo: per tenere acceso il fuoco del confronto, della condivisione, dell’esperienza reale. Non siamo qui per fare click. Siamo qui per parlare davvero.

Non vogliamo un mondo dove si “chiede a una macchina” e si accetta tutto in silenzio. Vogliamo gruppi, voci, idee. Persone vere.

Se il futuro di Internet è fatto solo di intelligenza artificiale e contenuti riciclati, forse vale la pena essere un’anomalia. Forse vale la pena restare umani.

Noi di PoC Radio Italia abbiamo scelto da che parte stare. E tu?