Oggi ho trascorso tre ore bloccato in autostrada. A pochi chilometri da Genova, sulla A10, un camion si è ribaltato occupando l’intera carreggiata. Risultato: traffico completamente bloccato, file chilometriche, gente che scendeva dalle auto, ma soprattutto… nessuna informazione chiara su cosa fare.
Il vero disagio, in situazioni come questa, non è solo restare bloccati.
È non sapere cosa sta succedendo, non sapere quanto durerà, non avere informazioni da elaborare per valutare un’alternativa.
Quale uscita prendere? Continuare ad avanzare piano, fermarmi all’autogrill o altro.
Attorno a me – letteralmente centinaia di altri automobilisti – con le stesse identiche domande negli sguardi.
Nessuno sapeva niente. Ma tutti avremmo avuto qualcosa da dire
E qui nasce una riflessione: e se avessimo avuto un modo per comunicare tra noi?
Non per chattare, non per condividere foto: solo per dirci a voce qualcosa di utile.
Tipo:
- “L’autogrill è a 400 metri. Se avete bambini o avete a bordo persone con particolari necessità…”
- “Uscite a… , da lì potete rientrare dopo il blocco.”
- Anche l’Aurelia è completamente bloccata, meglio …
Queste informazioni non si trovavano su Google. Non in tempo reale.
Ma erano lì, dentro le auto, nelle persone. Bastava potersele scambiare.
Il punto non è la tecnologia. È l’utilità concreta
La riflessione non è tanto sul mezzo (avevo con me CB-VHF-UHF-PMR446 e PoC Radio), ma sul valore dell’uso condiviso.
Avere uno strumento per comunicare è utile solo se altri lo usano con te.
Se anche solo una manciata di persone bloccate con me oggi avessero avuto un canale per parlare comunicare, le scelte sarebbero state diverse, più consapevoli, più sicure.
Anche solo sapere che restare fermi in galleria non era l’unica opzione, sarebbe bastato.
Fermarsi all’autogrill, uscire allo svincolo giusto, evitare stress
Oggi, in mancanza di informazioni, molti sono rimasti chiusi in auto per ore, magari in tratti a rischio come le gallerie.
Con un minimo di comunicazione diretta tra veicoli:
- qualcuno avrebbe potuto suggerire di fermarsi prima in un’area di servizio;
- altri avrebbero potuto evitare la coda imboccando una deviazione utile;
- qualcuno avrebbe potuto rassicurare, semplicemente condividendo ciò che vedeva.
- alcuni avrebbero potuto avvisare dei diversi mezzi che avevano deciso in autonomia di fare inversione e tornare indietro contromano!
Non serve essere in tanti. Basta cominciare
Oggi avevo con me diversi strumenti pronti per questo tipo di comunicazione. Ma ero solo.
Ecco cosa mi ha colpito di più: la voglia di rendermi utile, ma l’impossibilità di farlo perché mancava una rete di persone pronte a parlare.
Non serve essere in centinaia.
Bastano pochi utenti, collegati tra loro, per cambiare radicalmente l’efficacia dell’informazione sul campo.
E a volte non serve neanche parlare tanto: basta un messaggio chiaro al momento giusto.
Costruiamo un modo nuovo di aiutarci, dal basso
Questo non è un appello nostalgico, né una critica.
È solo una riflessione concreta: abbiamo la possibilità di costruire una rete di comunicazione utile, semplice, tra persone comuni.
Una rete che non dipende da notifiche, da aggiornamenti ufficiali o da piattaforme commerciali.
Una rete fatta da chi è sul posto, nel momento giusto, con un minimo di senso civico e voglia di aiutarsi tra pari.
Non è questione di tecnologia. È questione di presenza.
Di esserci, e potersi parlare. Quando serve davvero.
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